La cinta muraria
Conegliano è stata, come tutte, una città murata e come tante ha perduto le mura, a mano a mano che scemavano le necessità della difesa, a partire dalla dominazione veneziana, e aumentava la necessità di edificare.
Gli elementi costitutivi e rappresentativi della cinta fortificata possono essere distinti in due lunghi tratti: le mura trecentesche sul pendio della Castagnera comprensive di un tratto inferiore che rasenta il convento di San Francesco ed un tratto superiore che si concludeva alla porta della Castagnera, successivamente inglobata nel volume della chiesetta della Madonna della Neve; le mura più alte dalla porta della Castagnera alla Porta Ser Belle, che poi proseguivano sul fronte nord fino a collegarsi con le mura di Castelvecchio presso la Porta del Soccorso. Le prime attestazioni documentarie di singoli elementi fortificati si concentrano tra la fine del Duecento e il 1317, ma solo nel 1333 su ordine degli Scaligeri si procede ad affidare all’appaltatore locale Coneglan Caronello i lavori di costruzione delle mura lungo il fossato meridionale alle pendici del colle, detto Refosso.
Interventi di completamento con torri e tratti di mura lungo la recinzione del borgo si devono successivamente ai Veneziani, dopo la spontanea dedizione della città nel 1337 e ancora nel 1358-1360, quando viene ricavata la strada di servizio all’interno delle mura. Nel breve dominio tra il 1384 e il 1389 i Carraresi, oltre a presidiare con la robusta torre ancora esistente la porta del Monticano, rinforzano soprattutto il versante occidentale, in particolar modo le mura della Castagnera con i noti archivolti e ricostruendo più in alto verso il castello altri tratti di mura con la torre a ferro di cavallo più tardi detta “Bemba”.
Nel 1364 la cinta muraria era già completa tanto che si misura lungo il perimetro il “circuitus terre Coneclani”, il castello e il borgo finalmente riuniti nella “terra” murata. Nelle opere del pittore Cima da Conegliano datate tra il 1495 e il 1516 la conformazione delle mura è fissata proprio nel momento che precederà l’abbandono, con una visione per scorci, anche molto ampi, del sistema difensivo ancora integro: la più famosa e più volte riprodotta in diverse opere è la vista dalla cima occidentale della Monticella, affacciata sui pendii che scendono verso la valle del fiume Monticano, oltrepassato dal ponte della Madonna. (…) Gli inizi del Cinquecento, le mura di Conegliano, soprattutto nella parte bassa a ridosso del borgo, subiranno con maggior evidenza gli effetti dell’intensa attività edilizia mentre agli inizi del XVII secolo tratti di mura e torri verranno venduti o demoliti dalla stessa Repubblica per ricavare denaro e materiali.
La caratterizzazione del colle in funzione residenziale signorile nell’Ottocento assume una connotazione ancora più monumentale che permarrà fino ai nostri giorni nell’immagine del colle del castello: alla torre superstite di Castelvecchio si anteporrà il classicheggiante pronao colonnato di Villa Gera.
Questo intervento, pur concedendo di fatto ad un privato (esponente di una delle maggiori famiglie cittadine) l’utilizzo delle mura comunali, ne permise la conservazione. Il giardino venne risistemato secondo il gusto romantico dell’epoca dopo il terremoto del 1873, che aveva ridotto allo stato di rudere un precedente edificio antistante la torre Zacchi; ancora oggi si estende tra le mura e la fossa della rocca di Castelvecchio (oggi la via che aggira il basamento scarpato) inglobando le torri Bemba e l’omonima Zacchi e si spinge fino a ridosso di Porta Ser Belle. Dopo un periodo di abbandono, a partire dagli anni ‘80 del ‘900 iniziò un percorso di restituzione alla città di funzioni, paesaggi, suggestioni che lentamente si stavano allontanando dal vissuto cittadino, attraverso il restauro delle mura e di altri edifici di importanza storica come la chiesetta della Madonna della Neve e l’oratorio di Sant’Orsola.
tratto dal libro ” Le mura di Conegliano”,
di S. Vendrame, E. Barro, M. Potocnik
Così oggi, a fronte di un circuito murario potente, che seguiva lo sviluppo urbano del borgo adagiato sulle pendici del colle, formato di cortine possenti, dovute alle dominazioni diverse che hanno retto la città fino al Trecento, rimangono le due torri superstiti della rocca, un paio di torri facenti parte di proprietà private, basamenti e lacerti di mura inglobati in costruzioni successive.
LE PORTE DI CONEGLIANO
PORTA DELLA CASTAGNERA
La porta della Castagnera era un accesso ad altezza mediana tra la sommità del colle di Giano e la pianura.
Situata lungo Calle Madonna della Neve, vi è stato allestito all’interno l’Oratorio della Madonna della Neve, già dedicata alla Madonna del Torresino. Il cambio di denominazione è attribuibile all’inizio del Seicento, quando la chiesuola fu riconvertita a un più gentile culto popolare. Apprezzabile è l’affresco della Madonna del latte, affrescata nel vano della torre, in corrispondenza della porta. Intorno a questa immagine, nel corso del Cinquecento, un pittore ha affrescato alcuni Angeli. Clicca qui per maggiori informazioni.
PORTA SER BELLE
Croce dei neopatentati, a nord proteggeva e consentiva il passaggio verso il lato scosceso del colle, che lungo la strada denominata “dei Pascoli” giungeva in prossimità dell’estremità est della Contrada Granda.
PORTA MONTICANO, O DEL LEONE
Collega il centro storico al Borgo della Madonna ed era difesa da una torre laterale, ora privata. Qui è possibile ammirare un affresco raffigurante il “Leone di S. Marco andante”, opera di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (Pordenone 1483 ca. – Ferrara 1539). Clicca qui per scoprire di più.
CALLE SCOTO DE SCOTI
A pochi passi da Porta Monticano, si inerpica a mezza costa e si immette sul tracciato di viale Benini verso il castello. La stradella è più nota con il nome di calle degli Asini. La tradizione racconta di una bruciante umiliazione inflitta nel 1241 dai Coneglianesi ai Trevigiani sconfitti in battaglia presso il Piave e costretti a portare in spalla, come tanti asini, i Coneglianesi vincitori su al castello lungo questa via.
PORTA DEL RUJO, O PORTA DANTE
All’estremità ovest della Contrada Granda, è costituita da due torricelle ottocentesche in ricordo dell’esistenza della porta occidentale della città murata. Clicca qui per scoprire di più.
PORTA SAN POLO, DETTA “DEL PIDOCCHIO”
Terzo accesso al centro storico ancora presente, secondo la Cronachetta del 1311 aveva un ponte levatoio sul Refosso. Dove c’era il ponte, oggi si trova un’iscrizione con il suo nome: “ponte del Pidocchio” (“pedocchio”). Un nome particolare, dovuto alla sua storia: da qui infatti, si potevano raggiungere le campagne, che ora costituiscono il quartiere di Campolongo. Il nome “San Polo”, invece, deriva dal convento dei padri umiliati di San Polo, qui una volta localizzato.
PORTA DELLE BECCHERIE
Ai piedi piedi dell’attuale Scalinata degli Alpini, era presente la Porta delle Beccherie, ricordata da un’iscrizione.
Conegliano fa parte dell’Associazione Città Murate del Veneto: sul sito https://cittamurateveneto.it/ è possibile trovare gli eventi e i punti di interesse anche delle altre città che aderiscono alla rete.
Galleria immagini