Il Museo del Castello
Il Museo e la sua storia
La prima proposta di istituzione di un Museo cittadino risale ai 1868, ma solo nel 1946 la torre del castello ospitò alcune raccolte di cui fu responsabile il Cav. Antonio Tocchio. Alla sua morte subentrò un comitato di cittadini, quindi nel 1952 divenne direttore il Cav. Alfredo De Mas cui si deve il merito di aver convogliato l’iniziale motivazione di raccolta storico-locale verso scelte prevalentemente artistiche. Ciò comportò l’arricchimento della pinacoteca che ancor oggi presenta una connotazione precisa rispetto al restante materiale, alquanto composito.
Attualmente il museo civico è composto da: la pinacoteca e il lapidario in cui sono raccolti affreschi, lapidi tra cui il leone scalpellato dai Francesi nell’omonima porta (1797); la sala detta “Del Camino o Cucina”, per la grande cappa a corno dogale che sovrasta il focolare, nella quale, oltre ad armature ed arredi in stile tardo-rinascimentali, sono esposti sei pesi-tipo della Repubblica Veneta per il controllo di liquidi, granaglie e altri prodotti. Nella sala attigua ci sono alcune riproduzioni di carte geografiche antiche e dipinti settecenteschi. Ai piani superiori la sezione archeologica e vari documenti e reperti di storia locale. Sulla sommità c’è la terrazza da cui si può ammirare lo stupendo panorama che spazia dai monti al mare.
La sezione archeologica
Dal 1994 il museo accoglie una sezione archeologica costituita da materiali preistorici e romani rinvenuti in città e nel territorio. Se il castello testimonia l’origine medioevale della fortezza, la macina a sella in pietra, rinvenuta nel 1986 alla Ferrera, conduce ad un passato ben più remoto (6000 anni Ca. da oggi). Il suolo olocenico, individuato a m. 2,50 ca.dal piano di campagna, ha restituito numerosi strumenti in selce, vasellame ceramico alquanto frammentario, nonché resti di pasto che attestano la frequentazione della località, dal Neolitico all’Eneolitico (fine IV – III millennio a.C.), da parte di un gruppo umano legato culturalmente agli ultimi aspetti della Cultura dei vasi a bocca quadrata. Già dal 1976, in seguito ai materiali affiorati a Casa Cima, era nota la presenza umana sul colle durante l’età del Bronzo recente (XIV-XIII sec. a.C.). Successive scoperte a Costa e presso il convento di S.Francesco hanno confermato l’insediamento su terrazzamenti in entrambi i versanti del colle da parte di gruppi umani dediti alla pastorizia, all’agricoltura e alla lavorazione della ceramica, collegabile, per tipologie e decorazioni, alla facies culturale subappenninica. Nella zona pianeggiante (in particolare a Campolongo) è stato rinvenuto dal 1976 al 1988 materiale romano che testimonia la presenza di ville rustiche in area centuriata, ampliamento di quella opitergina (I sec. a.C. – I d.C.). Tra i reperti di maggior rilievo si segnalano: un dente di mastodonte (Era terziaria 65-2 milioni di anni fa) trovato in località Monticella; due spade, della media Età del Bronzo (XV sec. a.C.), provenienti una dai laghi di S. Maria di Revine, l’altra dal greto del Piave, presso Falzè (TV); due asce, rinvenute a Colfosco sempre nei pressi del fiume Piave, ascrivibili una all’antica Età del Bronzo (XVIII sec. a.C.) l’altra della prima età del Ferro (VII sec. a.C.). A questi reperti si deve aggiungere la stele funeraria di Campolongo (posta nella pinacoteca e datata intorno al I sec. a.C.) che molto probabilmente riproduce due magistrati.
Affreschi
Tra le molte opere conservate in Museo, la prima che attrae l’attenzione del visitatore è probabilmente l’affresco staccato dall’abside della chiesa di S. Antonio Abate dei Canonici Lateranensi di Conegliano, ora distrutta; opera del 1514 di Giovanni Antonio Pordenone, raffigura la Maddalena, S. Caterina e altri due santi dipinti, attualmente ai lati di una Madonna con Bambino che risulta di fattura differente rispetto al testo del complesso.
Interessante è anche la serie di tre affreschi proveniente da Palù di Fossamerlo: opere del sec. XV raffigurano rispettivamente la Madonna in trono tra Santi, la Crocifissione e l’Ultima Cena; quest’ultima è quasi certamente opera di Giovanni di Francia che, come in altre sue opere simili presenti nel territorio, ha dipinto una tavola imbandita su cui spicca la presenza dei soli coltelli (le forchette all’epoca non erano ancora entrate nell’uso comune) e dei rossi gamberi di fiume i quali, oltre ad essere ancor oggi un piatto raffinato della cucina trevigiana, hanno anche un significato religioso, simboleggiando il presagio della morte, la Resurrezione ma anche l’eresia, tutti temi connessi a quello dell’Ultima Cena.
Probabilmente dello stesso autore è l’affresco raffigurante episodi della vita di S. Pietro, staccato da una piccola chiesa di Zoppè di S. Vendemiano; l’apparente “modernismo, che l’artista manifesta nell’abbigliamento dei personaggi rappresentati, è contraddetto dall’impostazione generale dell’opera ancora influenzata dai grandi maestri del sec. XIV che continuano ad avere successo nei secoli successivi anche nelle zone culturalmente periferiche.
Pinacoteca
Tra i dipinti bisogna citare almeno le portelle d’organo raffiguranti l’Annunciazione, S. Giovanni Battista e S. Taddeo, attribuite alla Bottega di Cima da Conegliano e databili tra il 1510 ed il 1517. Palma il Giovane ha invece dipinto la grande tela raffigurante la Consegna delle chiavi a San Pietro (1614/1616) che all’origine faceva parte di un trittico della chiesa dei Cappuccini di Conegliano. Tra gli otto dipinti donati al museo nel 1987 da Maria Teresa Ancillotto Mazzarolli spiccano per l’elevata qualità il S. Girolamo penitente, attribuito allo Spagnoletto (prima metà del sec. XVII) e la Madonna con Gesù Bambino, copia di un famoso dipinto del Correggio del 1516, la “Zingarella’, di cui sì conoscono altri due esemplari in Italia e uno in Spagna
Notevoli, ancora, la Sacra Conversazione di Francesco da Milano, pittore lombardo molto attivo nella zona nella prima metà del sec. XVI, il ritratto dell’Ambasciatore Antonio Foscarini (scuòla veneta, sec. XVI) e quello dell’ Ammiraglio Vittore Garzoni, dipinto di Pietro della Vecchia del sec. XVII questi eseguì almeno altri due ritratti ad esponenti della nobile famiglia veneziana, caratterizzati anch’essi dalla presenza dell’imponente colonna scanalata posta alle spalle dei personaggi: uno è conservato nel Museo Nazionale di Cracovia e l’altro all’Ermitage di San Pietroburgo.
Tra le sculture, infine, sì segnalano S. Siro ed il neofita di Arturo Martini e la Gloria di S. Antonio, ovale di terracotta del Brustolon databile attorno al 1695.
Informazioni utili
Contatti
Email: museo@comune.conegliano.tv.it
Tel: 0438 22871
Indirizzo: Piazzale S. Leonardo, 8, 31015 Conegliano TV
Orari
Orario di apertura: lunedì 10.00-14.00; martedì e mercoledì 14.00-18.00; giovedì-venerdì-sabato-domenica e festivi 10.00-13.00 / 14.00-18.00. Dal 7 al 24 novembre aperto solo i sabati e le domeniche.
NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DEL MUSEO SONO AMMESSE AL MASSIMO 70 PERSONE , DI CUI 30 AL PIANTERRENO E 40 AI PIANI SUPERIORI FINO ALLA TERRAZZA
Biglietto: intero Euro 3,00 / ridotto Euro 2,00 / scuole Euro 1,00 - La riduzione si applica a: bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 25 anni, persone sopra i 65 anni, gruppi oltre 10 persone, disabili e loro accompagnatori.