Personaggi storici
Personaggi storici nati a Conegliano: Gianbattista Cima, Bartolomeo Gera, Maddalena Montalban, Francesco Beccaruzzi, Arnaldo Benvenuti, Antonio Carpenè, Ugo Cerletti, Francesco Da Collo, Pietro Caronelli, Francesco Gera, Pietro Scarpis, Giovanni Battista Marin, Pier Adolfo Tirindelli, Adolfo Vital, Marco Fanno, Pietro Maset.
Gianbattista Cima
La fama di Conegliano, è legata anche al nome del pittore Giambattista Cima, al quale ha dato i natali nel 1459/60. Egli è esponente di quel magico periodo dell’arte pittorica italiana del Rinascimento. Ancor oggi risulta difficile ricostruire con esattezza la vita dell’artista, la cui data di nascita è incerta.
L’ipotesi più attendibile sulla formazione del Cima è quella di un iniziale apprendistato svolto a Conegliano (che negli anni della giovinezza del Cima conosce un periodo di grande fervore artistico), prima del suo trasferimento a Venezia. Ma è lecito supporre che, dopo aver appreso la tecnica del dipinto, il suo talento lo abbia spinto, probabilmente negli anni 1487-1488, nella città lagunare, la cui scuola pittorica risentiva molto dell’influsso della vicina Padova e dell’opera di Antonello da Messina. In questo ambiente si formarono artisti quali Giovanni Bellini, i Vivarini e Vittore Carpaccio. La scuola veneziana è caratterizzata principalmente dall’interesse per il colore e per la luce, evidente richiamo alla pittura di Piero della Francesca e di Antonello. L’arte del Cima risente di questo influsso, in particolare delle opere del Bellini, suo grande maestro. Ben presto il Cima aprì a Venezia una bottega propria, mettendo a frutto l’esperienza maturata.
Anche la conclusione della vita del pittore è circondata dall’incertezza: sembra infatti essere morto nel 1517-1518 a Venezia o forse nella città natia, dove si sarebbe trasferito per trascorrere i mesi estivi.
I dipinti, a soggetto sacro, sono immersi in una ambientazione paesaggistica che diventa a volte quasi protagonista della rappresentazione. Il paesaggio nasce dal ricordo dell’artista, che spesso accosta elementi naturalistici ed architettonici ben riconoscibili, creando un’immagine tra sogno e realtà in stretta simbiosi con i personaggi. L’ambiente è in alcune opere composto da montagne, borghi, castelli, chiese e cinte murarie di natura fantasiosa. In altri casi gli elementi paesaggistici sono chiaramente identificabili. In almeno 24 dipinti si riconoscono sullo sfondo zone del territorio coneglianese: si tratta a volte del castello di Conegliano con l’antica chiesa di S. Leonardo o di quelli di San Salvatore, a Susegana, e di Collalto; l’ambiente naturale si ispira spesso alle dolci colline coneglianesi o alla valle del Piave. Questi riferimenti in alcuni casi compaiono accostati liberamente in una stessa opera. Il paesaggio di Cima diviene quindi visione realistica e testimonianza documentaria della struttura della città di Conegliano tra il XV e il XVI secolo.
L’arte di Giambattista Cima si è espressa prevalentemente nella realizzazione di opere a soggetto religioso, nelle quali egli occupò una posizione di primo piano nel panorama artistico della Venezia del tempo. Per committenza ecclesiastica egli eseguì grandi pale d’altare e polittici, mentre per privati realizzò una ricca produzione di dipinti di piccole dimensioni, sempre di soggetto sacro e devozionale. Si tratta in genere di raffigurazioni che ripetono uno stesso schema compositivo: Madonna col Bambino ritratta a mezzo busto, accompagnata o meno da una coppia di santi. La fama e la notorietà del Cima sono legate a queste figure di Madonna dolcissime e, allo stesso tempo, solenni e maestose.
Non è oggi conosciuto nessun dipinto del periodo dell’apprendistato di Cima (fino al 1487) mentre, tra le opere del periodo giovanile (1487/88-1500), molte si trovano negli Stati Uniti o in Europa. Da ricordare: la Sant’Elena (National Gallery of Art di Washington) ricca di particolari architettonici, tra cui sono riconoscibili le torri di Coderta e di Castelvecchio; la Madonna col Bambino (National Gallery di Londra) che ritrae le colline e i castelli di Conegliano e Susegana. Tra le opere conservate in Italia, si possono annoverare: i Polittici di Olera (Bergamo) e di Miglionico (Matera); la Sacra Conversazione del Museo Civico di Vicenza e quella della Pinacoteca di Brera a Milano; i dipinti (oggi a Venezia) di San Giovanni Battista tra San Pietro, San Marco, San Girolamo e San Paolo, il Battesimo di Gesù e il capolavoro della Madonna dell’arancio, con lo sfondo del castello di S. Salvatore a Susegana; infine la Sacra Conversazione del Duomo (unica tela del pittore nella città natale) e il Polittico che appartiene al periodo della maturità (1500-1513), della chiesa parrocchiale di San Fior. A questi anni risale anche la Madonna col Bambino tra S. Michele Arcangelo e Sant’Andrea, presso la Galleria Nazionale di Parma.
Uno degli edifici che abbelliscono quella che un tempo era la Ruga inferiore o Saran (ora Via GB. Cima) è la casa natale del pittore. Identificata da due studiosi del pittore, Botteon e Aliprandi, attraverso il rinvenimento di documenti del 1516 e 1578, fu per anni lasciata in abbandono. Si deve al mecenatismo di Camillo Vazzoler se la casa non solo è stata riportata alle antiche strutture, ma ha permesso il recupero di un importante tassello dì storia della città. Durante il restauro nelle fondazioni, è riaffiorata un’interessante stratigrafia con frammenti ceramici dell’età del Bronzo recente (XIV-XIII sec. a.C.), ritrovamento che ha aperto la via a nuove ipotesi sull’origine della città; inoltre sulle pareti sono state scoperte delle date tra cui una “1492 adì 9 otubrio”, si riferisce a tre giorni prima della scoperta dell’America. Attualmente la casa, oltre ad ospitare le riproduzioni dei quadri del pittore e un piccolo museo archeologico (con olle, tazze carenate e dolii rinvenuti durante il restauro), è sede della Fondazione Cima, che promuove conferenze e studi sull’artista.
Bartolomeo Gera
Vivere Conegliano e non soltanto vivere a Conegliano. Assicurare alla Città il prestigio e la dignità che le sono dovuti. Curarsi di ciò che è meglio per tutti e non solo per se stessi. Promuovere una cultura libera da legami politici o ideologici che possa diventare uno strumento di crescita sociale ed economica e generare pace e amicizia. Se Bartolomeo Gera, nel lontano XIX secolo, avesse dovuto riassumere in poche battute il suo “credo” culturale e sociale, avrebbe usato proprio queste parole. Di lui conosciamo la caparbietà nel portare a termine i progetti e gli impegni presi, l’entusiasmo di scoprire nuovi talenti, la foga, tutta risorgimentale, di dare corpo alle idee. Bartolomeo era nato il 30 giugno 1769 a Conegliano, dove il padre Giuseppe si era stabilito abitando nello splendido palazzo Gera in via Cavour. Bartolomeo divideva il suo tempo tra Venezia, dove respirava il fermento culturale e artistico dell’Accademia di Belle Arti, allora presieduta dal Conte Cicognara, e Conegliano, dove lesinava il suo contributo all’amministrazione e alla cultura cittadina. In seno a questo ambiente vivace e dinamico il Gera giunse a delineare il suo miglior progetto che ancora oggi impreziosisce la Città. Nel 1827, consultandosi con il Cicognara e con il fratello Vittore, architetto e agronomo, individua in Giuseppe Jappelli (Venezia 1783-1852) l’architetto adatto per dare forma al suo sogno: una villa splendida che esprima solo il bello dell’arte e che possa essere per tutti la perla di Conegliano! Un edificio che si libri verso l’alto, tipo il Partenone a misura d’uomo, del passo, della vita e delle stagioni di chi la elegge a buen retiro per gli studi e le conversazioni, come un luogo di pace affacciato sulla pianura. Convinto della necessità di promuovere l’arte fra i giovani, senza barriere sociali, politiche, di ceto o di provenienza, per scolpire il maestoso timpano che mostra alla città figure a grandezza naturale, Bartolomeo sceglie Marco Casagrande, giovane studente dell’Accademia di indiscusso talento, di origini contadine, che egli stesso manteneva agli studi. L’Architettura accoglie le Arti Sorelle e apre loro la sua casa. Grande esempio della personalità del Gera: aprire le porte a chiunque possa contribuire con un dialogo costruttivo a una crescita culturale, artistica, sociale. Aprirsi alle nuove idee, essere pronti ad accogliere un progetto imprevisto, ma buono e a farlo proprio, quasi a salire su un treno in corsa. Così presero vita gli affreschi del salone: i cartoni con la bozza dei dipinti che, nel giugno del 1835, Giovanni Demin (1786-1859) presentò a Bartolomeo, erano tutto e il contrario di tutto. Cesare e il suo esercito conquista il territorio degli Elvezi: la Gloria. La popolazione autoctona, soggiogata dopo una feroce battaglia, abbandona con dignità la sua terra allo straniero: la sconfitta. E Cesare, dopo i successi di condottiero, perisce sotto le coltellate dei suoi familiari: il riscatto, la giustizia che la storia, talvolta, riconosce ai più deboli. Difficile non leggervi il soffio irredentista del risorgimento antiaustriaco. Ciò nonostante, Bartolomeo accetta il rischio e dà via libera a Demin: salire sul treno in corsa e rimanere in piedi… Gera aveva 66 anni; un’età ragguardevole, all’epoca, ma una mente vivace, giovane e rivolta al futuro. Quel futuro è il nostro presente; Bartolomeo morì nel 1848, ma il suo messaggio non è mai stato più attuale. Sta a noi farlo nostro e riscoprire nel mondo di oggi la sua visione della vita che altro non era che il suo modo di vivere arte e cultura. Villa Gera in Castello, dopo quasi duecento anni, è ancora là, sul colle di Giano, incorniciata dallo splendido paesaggio e dalla rassicurante cinta medievale sulla quale si dispiega un suggestivo camminamento. E, oggi come allora, le sue porte sono aperte a chi, con amore e rispetto, vuole respirare la cultura come Bartolomeo Gera la sognava, così come reca l’iscrizione sul tempietto sulle Mura: Pace e Amicizia.
Maddalena Montalban
Maddalena Montalban nacque a Conegliano il 16 settembre 1820, primogenita del conte Girolamo e di Lucrezia Guizzetti. Fu educata in collegio, forse a Venezia, e nel 1842 sposò il ricco commerciante veneziano Angelo Comello.
Con il matrimonio la Montalban si legò a un ambiente familiare e sociale di orientamento patriottico e prese parte a una serie di iniziative di raccordo, propaganda, raccolta di fondi, assistenza e tenuta di contatti con altri gruppi di insorti nel nord della penisola. Nell’aprile del 1848 entrò a far parte di un comitato di donne (Pia associazione pel soccorso ai militari) nato per organizzare l’assistenza e la cura dei feriti e il rifornimento di armi e indumenti ai volontari.
Dopo la delusione quarantottesca, si avvicinò al repubblicanesimo e questo le procurò l’epiteto di “contessa mazziniana”, ne fanno fede la corrispondenza con Mazzini, che le rivolse spesso richieste di aiuti per la cospirazione antimonarchica, e la partecipazione a comitati di azione che nel nome dell’ideale mazziniano promossero i temi dell’indipendenza del Veneto durante gli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel 1867, un anno dopo la liberazione del Veneto, la Montalban, la cui fama di «contessa mazziniana» si era ormai consolidata, ricevette una visita di Garibaldi, con il quale era in corrispondenza fin dal 1848.
Morì a Venezia il 31 maggio 1869.
Francesco Beccaruzzi
Francesco Beccaruzzi nacque a Conegliano intorno agli anni 1492-1493 e mori’ a Treviso intorno al 1562-1563).
Il pittore coneglianese effettuò dapprima un tirocinio nella bottega di Cima da Conegliano ed in seguito continuò l’attività sotto la guida del Pordenone, che lo condusse a Treviso per i lavori artistici da svolgersi presso una cappella del Duomo. Del periodo di collaborazione con Pordenone è sopravvissuto, in particolare, l’Incontro di Gioacchino e Anna. Svolse tuttavia la maggior parte della sua attività a Conegliano. Non mancarono le influenze artistiche veneziane del Tintoretto e di Palma il Vecchio, evidenti in alcune opere, come in Ritratto di giovane donna. Durante la fase artistica matura, Beccaruzzi si accostò a Tiziano e grazie a questa derivazione realizzò San Francesco che riceve le stimmate, opera che molti critici ritengono la più riuscita per l’impostazione, per il cromatismo e per il connubio delle diverse influenze. Nell’ultimo periodo artistico, Beccaruzzi si ispirò allo stile del Veronese, di cui diede dimostrazione nello Sposalizio di Santa Caterina. La sua casa natale è situata nel centro storico di Conegliano, dove confina con il Convento di San Francesco al numero civico 17 della via a lui dedicata. Casa Beccaruzzi è oggi sede dell’ANA di Conegliano.
Arnaldo Benvenuti
Arnaldo Benvenuti (Conegliano, 1912 – Padova, 1942) è stato un musicista e compositore italiano. Dopo aver terminato i suoi studi di pianoforte al Conservatorio di Milano con l’illustre Maestra Erminia Foltran Carpenè, fondatrice della scuola pianistica di Conegliano, lavorò come insegnante presso la Scuola Musicale del Collegio “Dante Alighieri”. Compose brani per pianoforte e orchestra e il poema sinfonico Re Peste. Divenne docente al Conservatorio di Firenze a soli 26 anni. Partecipò alla IV Mostra Internazionale Veneta di Musica contemporanea. Morì a soli 30 anni, nel 1942 quando stava entrando in possesso della cattedra di pianoforte al Conservatorio di Venezia. Gli è stata intitolata una via della città di Conegliano.
Antonio Carpenè
Antonio Carpenè (Brugnera, 17 agosto 1838 – Conegliano, 23 marzo 1902) è stato un chimico ed enologo italiano.
Si è occupato per tutta la vita degli studi applicati alla viticoltura, e all’enologia con particolare attenzione alle metodiche di spumantizzazione. Nel 1879 mise a punto la produzione industriale dell’enocianina. Mazziniano, partecipò ad alcune importanti battaglie risorgimentali. Scienziato di spirito positivista e progressista ebbe contatti con Robert Koch e Louis Pasteur quest’ultimo gli scrisse invitandolo ad approfondire le importanti ricerche sugli effetti dell’acido solforoso sui fermenti di vino e birra. Si prodigò per il superamento dell’arretratezza agricola e per il rinnovamento degli antiquati sistemi di coltivazione della vite, in uso in quei tempi in Italia. Diede un decisivo contributo alla formazione della scuola enologica di Conegliano, la prima in Italia, fondata con Giovanni Battista Cerletti nel 1876 in base ai principi della Società enologica provinciale costituita nel 1868.
Ugo Cerletti
Ugo Cerletti (Conegliano, 26 settembre 1877 – Roma, 25 luglio 1963) è stato un neurologo e psichiatra italiano. Ideatore della terapia elettroconvulsivante, comunemente nota con il nome di elettroshock, utilizzata per la cura di alcuni disturbi mentali.
Sin dal 1935, il metrazolo (un farmaco convulsivante) e l’insulina erano largamente usati in molti paesi per il trattamento della schizofrenia, con risultati interessanti. Dal 1936 Cerletti iniziò a cercare un metodo più economico per effettuare lo shock sui propri pazienti poiché le condizioni indigenti tra le quali era costretto a lavorare lo persuasero della necessità di trovare un mezzo meno costoso per provocare la “salutare” crisi epilettica. Arrivò a utilizzare l’elettroshock terapeutico sull’uomo dopo gli esperimenti da lui condotti sugli animali circa le conseguenze neurologiche di ripetute crisi epilettiche. L’idea di utilizzare la TEC su pazienti neuropsichiatrici gli venne dopo aver osservato alcuni maiali che venivano anestetizzati con una scarica elettrica prima di essere condotti al macello. L’idea alla base dell’approccio era fondata sulle ricerche effettuate dal premio Nobel Julius Wagner-Jauregg sull’uso di convulsioni indotte attraverso la malaria per la cura di alcuni disturbi nervosi e mentali – come la demenza paralitica causata dalla sifilide – nonché sulle teorie sviluppate da Ladislas Meduna, secondo il quale la schizofrenia e l’epilessia erano disturbi antagonisti; ricerche e teorie che nel 1933 portarono Manfred Sakel a sviluppare la “terapia del coma insulinico” in psichiatria. A Genova, e successivamente a Roma, usò apparati elettroconvulsivanti per provocare attacchi epilettici ripetibili e controllabili su cani e altri animali. Nel 1937 a Münsingen, in Svizzera, durante un convegno sulle nuove cure per la schizofrenia, il professore cercò consensi e collaborazione sull’impiego dell’elettricità come mezzo convulsionante ma il suo intervento passa del tutto sotto silenzio. Sempre nel 1937 si tenne in Italia un convegno sulle nuove cure per la schizofrenia dove il professore espose i dati ottenuti dalle prime ricerche. Nella sua lunga attività di psichiatra e neurologo, Cerletti pubblicò 113 lavori scientifici, sulla patologia delle placche senili nella malattia di Alzheimer, sulla struttura delle cellule della glia, sul tessuto nervoso normale e patologico, sulla sifilide congenita, sugli ormoni e sul gozzo endemico.
Francesco Da Collo
Nacque a Conegliano nel 1480 circa, discendente da antica aristocratica famiglia cenedese. Di elevato ingegno, “cavaliere insigne per dignità”, fu soprattutto figura politica e diplomatica. In tale veste dall’imperatore Massimiliano I nel 1524 fu inviato ambasciatore per concludere la pace tra Sigismondo re di Polonia e Basilio granduca di Moscovia e contrastare la minaccia ottomana. Scrisse un preziosissimo resoconto del viaggio e delle faticose trattative diplomatiche in lingua latina, tradotto in italiano da Fabio Sbarra, anche con osservazioni sugli eventi dell’epoca. Morì a Conegliano nel 1571.
Pietro Caronelli
Nacque a Conegliano nel 1736 e si laureò in legge a Padova, acquistando fama di valente giureconsulto e oratore. Si dedicò alle discipline filosofiche, storiche ed economiche, fu anche presidente dell’Accademia Agraria e scrisse numerose e pregiate opere sull’argomento. Fu a capo della municipalità di Conegliano e del Consiglio centrale del trevigiano. Fu creato conte della Repubblica Veneta per le sue benemerenze scientifiche. Morì nel 1801.
Francesco Gera
Nacque a Conegliano nel 1803, fu apprezzatissimo nelle scienze agrarie e svolse un metodico insegnamento sulla coltivazione dei campi, su cui scrisse anche parecchi saggi. Fu membro di diverse Accademie nazionali ed estere tanto da procurarsi la stima di Federico Guglielmo di Prussia e di re Carlo Alberto. Fu inoltre fervente patriota, oggetto di persecuzioni da parte dell’Austria. Morì nel 1867.
Pietro Scarpis
Nacque a Conegliano nel 1832 e appena sedicenne mostrò i suoi sentimenti patriottici prendendo parte alla difesa di Venezia. Si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova e successivamente partecipò con Garibaldi alla spedizione dei Mille. In tutte le successive battaglie per l’Unità d’Italia combattè con eroismo e audacia. Morì nel 1900 ed ebbe un largo compianto in città.
Giovanni Battista Marin
Nacque a Conegliano nel 1833 e fu patriota ardente e audace che partecipò alla spedizione dei Mille e si distinse poi come caporale trombettiere tra i garibaldini. Morì a Torino nel 1893.
Pier Adolfo Tirindelli
Nacque a Conegliano nel 1858, undicenne entrò nel Conservatorio di Milano e a diciotto si diplomò con lode, entrando subito a far parte dell’Orchestra della Scala. Diresse il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia; suonò e diresse in America, a Parigi, Vienna e Londra ottenendo ovunque grandi apprezzamenti. Stabilitosi poi a Roma ebbe la stima di grandi artisti quali Puccini e Mascagni. Le sue creazioni sono soprattutto liriche d’amore. Morì nel 1937.
Adolfo Vital
Nacque a Conegliano nel 1873, si laureò in lettere ed insegnò a lungo in varie scuole tra cui la Cima di Conegliano. Storico, erudito e paleografo, scrisse numerose opere sulla storia e l’arte di Conegliano e del territorio nonché un catalogo degli atti del vecchio archivio comunale.Per il suo valore fu membro della Deputazione Veneta di Storia Patria e fu eletto ispettore onorario dei monumenti nazionali e conservatore dell’interessante archivio comunale. Lo ricordano sia una via cittadina che una lapide infissa sulla facciata della torre del Castello.
Marco Fanno
Nacque a Conegliano nel 1878 in una famiglia ebraica. Fu docente di Economia in varie università italiane e infine in quella di Padova dove ebbe la cattedra di Scienza delle Finanze e poi quella di Economia Politica. La sua carriera fu interrotta dalla promulgazione delle leggi razziali e riprese nel 1945. Alla sua memoria è dedicato il dipartimento di scienze economiche dell’Università di Padova. A lui è intitolata una via di Conegliano e l’Istituto tecnico commerciale della città.
Pietro Maset
Nacque nel 1911 a Conegliano, fu Capitano degli Alpini in servizio permanente e passò la sua giovinezza fra caserme e guerre in Africa, Albania, Grecia e Russia. Fu decorato di medaglie di bronzo e d‘argento al valor militare, e di medaglia d’oro al valor partigiano.
Lucchesia Sbarra Coderta
Lucchesia Sbarra Coderta, sorella del poeta e matematico Pulzio Sbarra, fu poetessa rinomata, pubblicò in ottava rima Immortal compagnia di dame e eroi e nel 1610 un poemetto di Poesie scelte. Morì nel 1662.